Rischio Fulmini: Compilazione del DVR ( 1 PARTE )
Pubblicato da Francesco Del Pin - Membro Comitato CEI CT 81 in Leggi e Norme · 26 Aprile 2022
VALUTAZIONE DEL RISCHIO FULMINAZIONE IN AREE NON AUTOPROTETTE CON MATRICE DEL RISCHIO
La prima cosa che ci dicono e che le strutture sono dotate di SPD ( surge protection device ) e sono stati fatti tutti i calcoli per determinare il rischio di fulminazione delgi impianti come previsto dalle norme.
Alla nostra domanda :"...e per le aree non autoprotette che calcoli avete fatto ?" notiamo che veniamo guardati come una sorta di alieni che vengono da un pianeta molto lontano e ci rispondono :" che aree non autoprotette?"
Ebbene si , tutte le aree all'esterno degli edifici dove vengono effettuate delle lavorazioni come carico e scarico ,dove ci sono poteggi esterni , carroponti esterni , gru , magazzini esterni sono aree non autoprotette .

Ma facciamo un passo indietro. Cosa vuol dire autoprotetto?
Dal 2013, è in vigore una norma specifica che indica le procedure di valutazione del Rischio da Scariche Atmosferiche. La valutazione è obbligatoria in tutti gli edifici utilizzati per svolgere attività lavorative in quanto l'articolo del Dlgs 81/08 delega il CEI** a produrre delle norme tecniche relativamente a edifici , strutture macchinari e impianti.
la norma di riferimento CEI è norma tecnica CEI EN 62305-2 con particolare attenzione sul concetto dell’edificio autoprotetto.
** Il CEI – Comitato Elettrotecnico Italiano- è un’Associazione di diritto privato, senza scopo di lucro, responsabile in ambito nazionale della normazione tecnica in campo elettrotecnico, elettronico e delle telecomunicazioni, con la partecipazione diretta – su mandato dello Stato Italiano – nelle corrispondenti organizzazioni di normazione europea (CENELEC – Comité Européen de Normalisation Electrotechnique) e internazionale (IEC – International Electrotechnical Commission).
Per definizione un edificio autoprotetto presenta valori inferiori al cosiddetto ‘rischio tollerabile’. Qual'ora il rischio non fosse tollerabile , all'interno degli edifici sia nuovi che vecchi , bisogna adottare tutta una serie di musure per abassare il rischio.
All'interno degli Edifici e strutture le principali misure che solitamente si adottano sono l 'installazione di scaricatori di sovratensione ( SPD) e installazione di parafulmini ( LPS) con elementi di dispersione al suolo .
Fin quà tutto bene il nostro documento di valutazione dei rischi può essere redatto per quanto concerne gli edifici strutture ed impianti. In molte aziende però esistono delle zone all'aperto dove il personale lavora , transita e nella quasi totalità dei casi sono zone che non riguardano edifici , impianti . In questi casi le persone lavorano in zone non autoprotette.
In Italia non esiste un network ben preciso , ma è stato stimato che in 10 anni sono dcedute mediamente 20 persone all'anno e si stima che i feriti siano più di 15 volte tanto. Se teniamo in considerzione che mediamente i temporali ricopono solo 70 giorni nell'arco di un anno, cominciamo a renderci conto che lavorare all'esterno durante l'arrivo di un temporale non non è da cosiderarsi nella maniera più assoluta una cosa sicura.
Per lavorare in sicurezza come rischiesto da D.Lgs 81/08 in queste aree necessita l'installazione di un sistema di rilevamento temporali o rilevatore di fulmini ovvero un dispositivo di protezione collettiva che , tramite segnalatori acustico visivi dotati di sintetizzatore vocale , avvisi per tempo gli operatori che lavorano sugli esterni indicando di portarsi al sicuro in zone autoprotette. Il Sistema è un evoluzione dei TWS (Thuderstorm Warning System- norma CEI 62793 ) ed è stato ottimizzato per quello che riguarda la protezione dei dipendenti che operano sulle aree estene .
Tornando al nostro DVR il metodo usato per calcolare il rischio è il rapporto fra probabilità del danno e e gravità dello stesso comprese le conseguenze a medio/ lungo termine (R= PXD).
Il tutto si può tradutte in una tabella a Matrice: per quanto riguarda il rischio di fulminazione in aree non autoprotette si puo determinare il rischio in questa modo:
il primo passo è quantificare i livelli di gravità:
Danno
1) lieve .
2) di modesta entità
3) grave
4) molto grave invalidità totale o mortale, esposizione cronica con effetti mortali o del tutto invalidanti . Circa un terzo delle persone colpite da un fulmine non sopravvive e il restante riporta danni invalidanti di vario tipo ( lo tratteremo in un altro articolo)
Dopo di che andremo a calcolare le probabilità che il danno accada:
Probabilità
1) Molto improbabile : il danno dipenderebbe da un concatenamento di eventi indipendenti e imprevedibili come i temporali ; secondo gli addetti è impossibile il suo verificarsi ( anche se il pù delle volte è usna sottovalutazione del rischio ) oppure non è mai accaduto un danno simile .
2) poco probabile
3) probabile
4) molto probabile.
Tenendo in cosiderazione la tabella in figura 1 avremo la definizione degli interventi necessari.
fig. 1

- Per Livello di rischio da 9 a 16 (ovvero per le caselle che nel diagramma sono di colore rosso) saranno necessarie Azioni correttive indilazionabili
- Per livello di rischio da 4 a 8 ( ovvero le caselle in giallo) occorreranno Azioni correttive da programmare con urgenza;
- Per livello di rischio da 2 a 3 (ovvero le caselle in verde) saranno necessarie Azioni correttive da programmare nel breve-medio termine;
- Per livello di rischio 1 saranno necessarie delle Azioni migliorative da valutare in fase di programmazione;
Come possiamo notare il rischio di un evento causato da un fulmine anche in aree non autoprotette , determina un rischio di livello 4 e ciò necessità dell'inserimento del DVR di tale rischio. Le azioni da intraprendere per evitare tali rischi sono da programmare con urgenza.
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